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Merletto a tombolo

L’arte del merletto: solo per donne? Perché?

Perché l’Arte del ricamo e del merletto è da sempre legata alla figura femminile?

Perché nel passato è sempre esistita una netta separazione dei ruoli maschili e femminili e le donne sono state spesso discriminate in molte culture del mondo, che riconoscevano capacità e ruoli limitati alla procreazione e alla cura della prole, della famiglia e della casa.

Nella preistoria, nelle società di caccia e raccolta, mentre l’uomo cacciava la donna accudiva i figli e si impegnava nella raccolta di prodotti commestibili. Nell’età antica, invece, la donna rivestì inizialmente un ruolo centrale, di prestigio e potenza, tanto che all’interno di alcune società si andò instaurando un vero e proprio matriarcato; l’ascesa delle monarchie militari vide la situazione capovolgersi totalmente e drasticamente e la donna venne relegata al ruolo domestico. Anche nella Grecia antica la donna viveva una condizione di inferiorità e sottomissione rispetto all’uomo, a differenza della donna nel mondo romano antico che, invece, veniva considerata quasi pari all’uomo. Quasi, perché anche qui non mancarono certo delle importanti limitazioni. Nel Medioevo la donna era nuovamente sottomessa all’uomo, il suo ruolo era importante e decisivo nella crescita dei figli e nella cura della casa.

Era compito della donna di casa cucire, rammendare e ricamare a mano gli abiti e il corredo di famiglia. Era non solo un suo dovere ma anche un passatempo, proprio perché il suo ruolo sociale è stato per secoli racchiuso dentro quattro mura, quelle domestiche. Non c’è da stupirsi che siano state proprio le donne a far evolvere questa pratica quotidiana facendola diventare una vera e propria arte.

Nel Medioevo, in origine, il ricamo e il merletto erano affidati per tradizione al sesso forte, tuttavia, col passare degli anni, vennero associati alla donna poiché richiedevano pazienza, precisione, assiduità, caratteristiche che ben si addicevano alla quieta e dolce indole femminile. Vi fu quindi un fiorire di scuole di ricamo e di merletto, che all’epoca erano una dote richiesta alla donna se voleva sposarsi, per giovani allieve.

Le donne impararono così anche a leggere, scrivere e contare: basta pensare che in Inghilterra, nel XVIII secolo, erano molto utilizzati i Samplers, tessuti a trama regolare dove venivano ricamate le lettere dell’alfabeto, i numeri e i monogrammi.

Durante la guerra, che si combatteva sul fronte ma era anche un affare di informazioni, le donne erano spesso viste intente a cucire ma, come dice il detto, l’apparenza spesso inganna. Infatti, quello che era sempre stato considerato un passatempo femminile, divenne uno stereotipo che gli agenti infiltrati riuscirono ad utilizzare per nascondere messaggi, cifrati con codici diversi che venivano rappresentati dai punti della lavorazione del merletto o dei ricami, all’interno dei capi che venivano poi inviati al fronte. Merlettaie e ricamatrici potevano quindi essere delle vere e proprie spie.
Phyllis Latour Doyle, agente segreto dell’organizzazione clandestina dell’esecutivo per le operazioni speciali del Regno Unito durante la seconda guerra mondiale in Francia, passò informazioni sotto copertura ricamando le informazioni che carpiva dai soldati tedeschi.

Lo credereste che tra le prime imprenditrici ci sono proprio le donne che hanno visto realizzarsi la propria fortuna e la propria indipendenza non solo economica ma anche e soprattutto personale attraverso una delle più antiche arti manuali?

La produzione di merletti, pizzi e di ricami, infatti, passò dall’essere un semplice passatempo o un semplice dovere femminile a una vera e propria forma di indipendenza e di guadagno che, talvolta, permetteva alle famiglie stesse di avere una tranquillità economica del tutto differente. Gli abiti e i corredi ricamati o impreziositi da inserti in merletto erano il simbolo di uno status sociale e i ceti alti erano infatti soliti commissionare lavori che ricompensavano lautamente. Le industrie intensificarono la produzione e piano piano sorsero i primi laboratori privati e le prime vere e proprie scuole.

Oggi si fa uso come un tempo di pizzi, merletti e ricami, che trovano però una loro collocazione anche nel mondo dell’Alta Moda. Sono molti i grandi stilisti che hanno iniziato ad inserire nelle loro collezioni dei dettagli che molto hanno a che vedere con le arti manuali. Lo stilista che più di altri ha esplorato le mille utilizzazioni del merletto nelle proprie collezioni è Cristóbal Balenciaga, lo stilista amato da tutti gli stilisti. Da qualche anno Dior impreziosisce con la tecnica del merletto a tombolo gli abiti e gli accessori che porta in passerella. La stilista Isabella Caposano impreziosisce i suoi romantici abiti con cristalli e merletti, frutto dell’antica tradizione abruzzese. In una delle collezioni della maison Fendi è stata inserita una borsa lavorata interamente a mano dalla merlettaia orvietana Loretta Lovisa. Jean Paul Gaultier, Chanel, Alberta Ferretti, Valentino, Dolce e Gabbana, Ferragamo, Ungaro,… questi sono solo alcuni degli stilisti che hanno scelto di tornare a valorizzare quella che è un’Arte che non scomparirà mai, mostrandone non soltanto l’aspetto puramente tradizionale ma anche quello artigianale di un mestiere antico che, ancora oggi, ha un valore inestimabile.