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Merletto a chiacchierino

Il chiacchierino

Un’arte da preservare e valorizzare

Il chiacchierino, considerato tra le più eleganti arti del merletto, è ad oggi il pizzo maggiormente utilizzato come decorazione per bordature, rifiniture di centrini, tende, colletti ed abiti. Le sue origini sono incerte ma si pensa risalgano alla Francia, a cavallo tra il ‘600 e il ‘700, quando le dame di corte erano solite riunirsi per realizzare merletti a navette in leggerezza, tra una chiacchiera e l’altra. Conosciuto in Francia come “frivolité”, nei Paesi anglosassoni come “tatting” e in Oriente come “makouk”, in Germania “schiffchenarbeit”, il chiacchierino, insieme al tombolo, è una tecnica che permette di realizzare merletti e pizzi attraverso un’alternanza di nodi che formano anelli, cerchi, archi, pippiolini e occhielli: data la somiglianza delle forme all’inizio veniva chiamato “occhio”, solo in seguito venne associato al parlare fitto, alle chiacchiere e così prese il nome di chiacchierino.

Questa tecnica divenne negli anni una vera e propria moda e i pizzi pregiati, in bianco o écru, cominciarono ad essere applicati su abiti, corredi, mantelli, cuscini, tende e centrini; conobbe il suo periodo di massimo splendore durante l’Epoca Vittoriana, quando la lavorazione venne prima esportata in Europa e successivamente in tutto il mondo. Si diffuse in Italia a partire dall’800, dove fu inizialmente lavorata dalle suore nei conventi per abbellire gli altari; qui il chiacchierino riscosse un particolare successo popolare nel periodo a cavallo tra le due guerre mondiali, quando le donne iniziarono ad utilizzarlo per abbellire i corredi nuziali e per creare gioielli da indossare (inoltre i colletti realizzati con questa tecnica iniziarono ad essere applicati agli abiti di grande moda). In passato il chiacchierino è stato il passatempo preferito di molte regine e dame famose: Maria Teresa D’Austria, il cui interesse per questa tecnica era ben noto alla corte (è risaputo che tra i suoi doni di nozze ricevette 5 navette), la regina Elisabetta di Romania e Madame de Pompadour. Da qualche anno il chiacchierino non viene più considerato come un semplice elemento decorativo tanto che sulla base di esso si sono andate creando altre forme di arte come l’“ankars” (che vede arricchirsi la lavorazione con perline e strass di vari colori) e il “chiacchierino celtico”: oggi la tecnica viene utilizzata anche per creare segnalibri, bomboniere e decorazioni varie.

Il chiacchierino è un merletto da decorazione realizzato con una serie di anelli e archetti: sono caratteristici di questa tecnica gli occhielli, gli archi di filo ricoperti da nodi e i pippiolini (piccole sporgenze che formano elementi decorativi), utilizzati anche per la costruzione dei motivi che creano la struttura del pizzo stesso. La lavorazione si basa sull’esecuzione di un semplice nodo che viene fatto in due riprese e che forma l’elemento base ed essenziale del merletto. Gli strumenti principali sono l’ago o la navetta (anticamente fatta con osso, avorio, legno o metallo, materiali che però non agevolavano la lavorazione), una spoletta in plastica estremamente leggera a forma di mandorla della lunghezza di 4/6 cm e con le estremità flessibili, al centro della quale viene avvolto il filo. Grazie alle varie dimensioni di entrambi gli strumenti è possibile lavorare filati differenti (quello maggiormente utilizzato è il filo ritorto).

Oggi si fa uso come un tempo di pizzi e merletti, che trovano però una loro collocazione anche nel mondo dell’Alta Moda. Sono molti i grandi stilisti che hanno iniziato ad inserire nelle proprie collezioni dei dettagli che molto hanno a che vedere con le arti manuali. Nel 2015 la maison Gattinoni, ospite dell’ambasciatore italiano dell’Oman a Muscat per una esclusiva sfilata, espose all’Open di Antonello Colonna le sue toilettes eco-commestibili di haute couture, accompagnate e valorizzate dai gioielli “Incub-eat” a forma di forchetta e girasoli disegnati dallo stilista Gianni De Benedittis per Futuro Remoto: le modelle, posizionate su piedistalli ‘apparecchiati’ con piatti e posate, indossavano abiti ricchi di stampe, elementi pittorici e di lavorazioni manuali, queste ultime eseguite da abili artigiane siciliane proprio con il chiacchierino.